Canonica di Santa Maria di Vezzolano
(foto di InCollina)
L’ecclesia di Vezzolano sorge sul finire dell’XI secolo come Canonica dell’ordine regolare di Sant’Agostino: il primo documento conosciuto è l’atto d’investimento (17 febbraio 1095) del ruolo di officiales di Teodulo ed Egidio da parte di alcuni signori locali.
L’origine del complesso monumentale di Vezzolano è incerta.
Una leggenda assai simile a quella che riguardò la Sacra di San Michele parla di frane che danneggiarono la chiesa costruita in loco di fronte all’attuale. Furono recuperati i materiali per riedificarla più a monte, ma una seconda frana li spostò a valle ed il fatto fu considerato un segno divino, così che la chiesa sorse la dove Dio aveva indicato. Una terza frana danneggiò in modo irreparabile il castello e cancellò il luogo dove esisteva la prima chiesa.
Quanto alla origine storica reale, la destinazione del sito alla edificazione è fatta risalire ad epoca romana. II Bosio, facendo riferimento ad un’antica iscrizione ritrovata nella zona, accenna ad un primitivo insediamento romano; frammenti di embrici dell’epoca romana sono stati ritrovati in una vigna nei pressi della cascina Betlemme, tra Vezzolano e Pogliano (Settia sostiene che Vezzolano sia nata come cappella privata di un castello fabbricato probabilmente con i resti di una villa romana).
L’influenza carolingia sulla primitiva edificazione rimane indimostrata, l’influenza araba resta fantasiosa, resta in attesa di prove convincenti lo stretto legame che taluni vogliono intravvedere tra il moto del sole, della luna e l’asse della chiesa.
La facciata è a salienti con tre ordini di logge cieche adornate da sculture disposte in schema gerarchico: al centro si apre un’ampia bifora con la statua del Cristo benedicente tra gli arcangeli Raffaele e Michele, nel terzo ordine due serafini su ruote sono sovrastati dal busto di Dio Padre benedicente, posto nella sommità del timpano.
Il pontile (o jubè, francesismo desunto dall’invito “jube Domine benedicere” rivolto dal predicatore ai fedeli), rara struttura che attraversa la chiesa all’altezza della prima campata, è realizzato in arenaria grigia del Monferrato dipinta, ed è costituito da una serie di cinque campate di archi a sesto acuto retti da colonnine in pietra con capitelli fogliati (a crochet): un doppio registro di bassorilievi policromi raffigurano le scene della Dormitio, Ascesa al cielo ed Incoronazione della Vergine tra i simboli del Tetramorfo (parte superiore) e dalla serie degli antenati della Vergine assisi e recanti in mano un cartiglio con il proprio nome.
I quattro lati del chiostro risalgono a periodi diversi (XII-XIII-XV e successivi), il più antico quello a ovest con tozze colonne bicrome alternate ad esili colonnine in arenaria che sorreggono archetti a sesto leggermente acuto: il braccio nord, ricavato dalla navata sud della chiesa, è scandito in cinque campate con volte a crociera con sottili cordolature tinte di rosso, con arcate divise in due da slanciate colonne in pietra, e vi è conservato un importante ciclo di affreschi (XII-XVI secolo).